mercoledì 5 dicembre 2012

-Eh si.

Vorrei piangere e affogare nelle mie lacrime, ma le mie lacrime non scendono, mi lasciano sola quando ne ho più bisogno.
Sono sola, davvero. Ultimamente stavo uscendo con Matteo, un mio compagno di classe. Ieri ha provato a baciarmi, ma io non ho voluto, sono andata via. Oggi mi ha accompagnato a casa, e avrei voluto baciarlo io, ma non l'ho fatto. Di ieri l'ho detto a una mia amica, che l'ha detto a Matteo. Lui mi ha detto che non voleva una storia seria con me, io gli ho mentito spudoratamente dicendogli che neanche io la volevo con lui. E ora non c'è nulla. Né tra noi né tanto meno dentro di me. Sono un guscio vuoto, sono sola. Triste e sola. Della mia amica non mi fido più. Come potrei? Matteo ormai è perso per sempre. Non voglio far altro che piangere. Non chiedo tanto, solo una pausa che mi consenta di stare lontana dal mondo per un po'.  Giusto per lasciare che il dolore scivoli via come acqua sulla pelle, per tornare quando tornerò qui.

sabato 17 novembre 2012

Una giornata da dimenticare.

Autogestione, giorno 3. 
Un Sabato da dimenticare. Mi sento la persona più sola sulla faccia della Terra. Non vedo Luca da dieci giorni e la sua assenza inizia a farsi sentire, mi manca la mia medicina contro la tristezza. Non so perché ma so che se lui fosse qui ora starei meglio. Oggi in autobus, tornando a casa, ho seriamente pensato di scappare, di andarmene vi anche solo per un'ora, di prendere un autobus a caso e perdermi nella bellezza di Roma. Perché no, a casa non volevo tornare. Non volevo tornare nel tempio della finzione che è diventata casa mia. O forse lo è sempre stato e non me ne sono mai accorta. A casa mia la finzione è quotidiana. Tutti fingiamo che vada tutto bene, parlare dei propri problemi porta solo ad essere ignorati. Potrei essere in piena crisi di pianto e tutti continuerebbero a chiedermi come va la scuola o se ci sono manifestazioni previste per la legge Aprea. Dei problemi sociali o che comunque riguardano la collettività parliamo spesso, ma i problemi personali sono un tabù. Ed è per questo che volevo scappare. Per non dover fingere che vada tutto bene anche se mi sento come se mi fosse passato sopra un treno. E quel maledetto "non disponibile a chattare" su Facebook fa così male. Oggi una ragazza mi ha detto che quando sta con me non riesce ad essere triste. Da un po' noto che le persone amano raccontarmi ogni dettaglio infinitesimale della loro vita e chiedermi consigli su tutto, anche se le conosco da dieci minuti, mentre io riesco a sfogarmi solo sul blog. Strano come sembra che io possa aiutare tutti tranne me stessa.

lunedì 5 novembre 2012

LUCA.

Luca lo conosco da quando sono nata, e non lo vedevo forse da altrettanto tempo. Luca è quello con la faccia da bambino che riusciva sempre a farmi ridere quando ero triste. Luca l'ho perso di vista tre anni fa, poi l'ho incontrato di nuovo. Per caso, sull'autobus. Adesso è diventato bellissimo, ma è sempre il ragazzo dolce che conoscevo. Ora Luca è quello che quando piove mi accompagna a casa. E quando saliamo le scale completamente zuppi insiste per asciugarmi i capelli perché da sola dice che non lo so fare. Luca è quello che  mi strappa un sorriso anche quando avrei voglia solamente di lasciare che il mondo mi travolga, quando sono stanca, disillusa, ho voglia di piangere, lui c'è. Dico che sto bene da sola, ma poi a casa mia arriva questo matto con un gelato gigante e tanto cibo e allora i problemi sono semplici da chiudere fuori dalla porta della mia stanza. Poi tornano, appena Luca va via mi investono di nuovo, ma fanno meno male. Lui è la mia medicina. Sono stanca di chi mi prende e mi usa senza guardarmi in faccia, e lui c'è. Luca me lo ricordo bambino, quello che il primo giorno d'asilo è venuto a giocare con me pur non conoscendomi. E poi me lo ricordo su quell'autobus, quando mi ha salutato e abbracciato e abbiamo riso insieme. Mi ricordo quando mi ha detto che gli ero mancata. Io non ne ho sentito la mancanza finché non è tornato così, per caso, finché non ho capito che con lui avrei riso di più e pianto molto meno. Ed è strano ma ora non ne potrei fare a meno, ogni volta che vibra il cellulare dentro di me spero sia lui, mi sono scoperta a cercarlo nei sogni, sono sul punto di chiamarlo tutte le sere. Sono innamorata di lui e forse lo amo. Non so se voglio solo possederlo, se infondo non mi importa come sta, se è felice, forse è solo un'ossessione biochimica, di quelle che poi passano. Oppure lo amo. Forse mi importa davvero di lui, è già la mia medicina, sta diventando la mia droga.

martedì 23 ottobre 2012

Scusami

Scusami per quando non c'ero, e per quando c'ero troppo. Scusami per quando non ho capito, non ho previsto, non ho rimediato ai miei errori e ai tuoi. Scusami se non ho avuto forza per resistere, fregarmene di tutto e di tutti, sorridere e andare avanti. Scusami per quando non ho resistito e ti ho chiamato, anche se mi ero ripromessa di non farlo. Scusami per tutte le volte in cui tu eri lì per me e non l'ho capito, e anche per tutte le volte in cui non c'ero io. Scusami perché non voglio perderti. Scusami se ho paura del silenzio, se ti ho ferito, lasciato solo, se non ti ho capito. Scusami per aver capito quanto importante tu sia per me solo ora che viviamo in due città diverse, solo ora che è tutto più difficile. Scusami se nonostante tutto ti amo. Io ti amo ancora Alberto. E grazie. Grazie per avermi insegnato a vivere, grazie anche per avermi insegnato a piangere, a capire il valore di chi lotta per qualcosa in cui crede. Grazie per avermi fatto capire che essere fragile non è per forza un difetto. Grazie per avermi insegnato che la forza non si costruisce sulle lacrime, per avermi fatto capire che non potrò essere protetta per sempre, che le persone sono false, calcolatrici e stronze. Grazie per avermi insegnato che posso cavarmela da sola. Grazie per esserci sempre stato, anche a 300 km di distanza, grazie per aver sempre preso quella fottuta autostrada per me. Grazie per essere sempre stato una persona vera, l'unica con cui non ho mai avuto paura di piangere. Grazie perché pur sapendo che ti dovevo tutto, non me l'hai mai fatto pesare. Grazie per avermi insegnato a dire grazie e a chiedere scusa. 

martedì 16 ottobre 2012

Fa male,

ma fa male come quei dolori buoni, come quelli che poi ti faranno stare meglio. Come quando disinfetti una ferita con l'acqua ossigenata. Brucia, è vero, ma è un dolore utile. Uno di quei dolori senza i quali poi staresti anche peggio. Te ne andrai. Presto. E te ne vai proprio ora che avevo messo le cosa a posto, che avevo fatto pace con Chiara e tutto aveva ricominciato a girare nel modo giusto. Ma va bene, va bene così. Probabilmente è la cosa migliore per tutti, del resto le assenze si superano, no? Ci si abitua, diventano parte della nostra vita. Oggi non ci sei, domani neanche, tra dieci anni figuriamoci. Certe assenze. Non questa. Non la tua. E questa cosa è più grande di me. Le mie spalle sono ancora troppo fragili per sopportarla, ma va bene, va bene così. Avevi detto che mi amavi. Che mi amavi come un padre, e che mi avresti insegnato a vivere. Poi basta. Non ci saremmo più rivisti. Ora sono pronta, sono forte abbastanza per farcela da sola, o almeno tu pensi che lo sia. Te ne andrai ed è meglio così, perché se tu restassi farebbe ancora più male. E io supererò anche questa. A fare a meno delle persone si impara, ma una parte di me continuerà ad addormentarsi aspettando un tuo messaggio, ad assaporare quel bacio che non mi hai dato, a sperare nel tuo ritorno. Spero davvero che tu possa essere felice. Anche se tu mi ferisci ancora, Alberto. Come hai sempre fatto.

martedì 9 ottobre 2012

Ho fatto una cazzata e non so perchè l'ho fatta.

Ho mandato tutto a puttane. E ora sono qui a piangere e a pensare a quanto io possa essere orribile. Ho rovinato tutto con il ragazzo che mi piace. Ho abbracciato quello che piace alla mia migliore amica. Lei la conosco da poco, ma la adoro. Non sono mai stata così sincera con nessuno, lei sa tutto di me. E io o rovinato tutto. E ora sono nella mia stanza, che piango e mi costringo a pensare a cosa ho fatto. Per favore aiutatemi, è un peso troppo grande da sopportare, io non ce la faccio. Io mollo. Questa cosa mi uccide dentro, come un vuoto che si espande fino ad assorbirmi del tutto. Non mi sono mai sentita così sola ed è tutta colpa mia. Chia, se per caso tu dovessi capitare qui sappi che mi dispiace. Sei la cosa migliore che mi sia successa. Ti adoro, e sono stata così stupida. Io non ti farei mai del male volontariamente, giuro. Scusa amore, scusa davvero. 

lunedì 8 ottobre 2012

Parole al vento.

E le parole si mischiano alle lacrime, quando penso a quello che vorrei ma non posso avere.

domenica 7 ottobre 2012

SALVAMI.

Il tempo è il ladro delle parole non dette, le labbra hanno il sapore dei baci non dati, puoi amare i tuoi ricordi,  ma starai male quando capirai che non avrai mai più indietro le persone con cui li hai vissuti. Non ti salverà nessuno fino a quando non arriverai all'inferno, ma infondo l'unica cosa che devi chiedere al mondo è di salvarti da te stessa.

martedì 2 ottobre 2012

Noi.

Siamo amanti imperfetti, eternamente sospesi tra Inferno e Paradiso, sempre sul punto di cadere dall'una o dall'altra parte.
Sull'orlo del baratro, un sottile filo ci tiene legati a noi stessi. Non ci permette di scappare da chi siamo, non ci permette di cadere giù.

venerdì 14 settembre 2012

Vorrei volare via da qui.

Vorrei andare via, vorrei chiudere gli occhi e fare in modo che vadano via tutti. O magari andare via io. Riuscire a sentire cosa c'è negli occhi delle persone. Sorridere mettendo in risalto un'anima luminosa, senza nasconderne una triste.
   Poi aprire gli occhi e iniziare a sognare.

mercoledì 12 settembre 2012

Un nuovo inizio.

Domani comincia il liceo, scuola nuova, vita nuova. Amici nuovi, professori nuovi, libri nuovi. Ricomincia tutto da zero. Un po' come finire di scrivere una pagina della mia vita, mettere un punto, voltare pagina e ricominciare, magari senza tener conto di ciò che è stato, pensando solo a ciò che voglio che sia. Senza dubbio l'occasione per cambiare qualcosa di me, per crescere, per essere migliore di quello che sono ora. Sono cambiate molte cose dall'inizio dell'estate, e altre ancora ne cambieranno. Altre opportunità che si staglieranno all'orizzonte, opportunità da creare o da prendere al volo. Spesso si parla solo di coincidenze. Quella volta mi sono detta che le coincidenze forse,sono dei fenomeni molto comuni. si verificano in ogni momento vicino a noi,nella nostra vita quotidiana. ma della meta' ci accorgiamo? no,neanche. le lasciamo passare cosi, come dei fuochi artificiali che vengono fatti scoppiare in pieno giorno. fanno un po di rumore,ma nel cielo non si vede nulla. pero se desideriamo fortemente qualcosa,le coincidenze affiorano nel nostro campo visivo portando il loro messaggio. Spesso penso che se fossimo più coraggiosi,più irrazionali,più combattivi,più estrosi,più sicuri e se fossimo meno orgogliosi,meno vergognosi,meno fragili,sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di estrarne,per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano,per vedere persone che,fingendo, riescono ad essere più sincere di noi. Ora però sto divagando (come se non lo facessi mai). In ogni caso, questa è in un certo senso la fine, la fine che precede un nouovo inizio.

lunedì 10 settembre 2012

Andrà tutto bene.

Andrà tutto bene, perché alla fine le cose si sistemeranno da sé. Andrà tutto bene perché è così che deve andare. Alla fine tutto si aggiusta. Rimedieremo ai nostri errori rinchiudendoci in una gabbia d'oro, creando l'illusione di essere felici in una bellissima gabbia. Nasconderemo al mondo la tristezza che si cela nei nostri profondi occhi scuri che non fanno altro che attrarci sempre più nel baratro. Fino a gettarsi nel baratro per continuare a vivere, perché sarà quello il filo che ci terrà legati alla vita. Ci illuderemo di poter essere felici anche da soli. Ci sopravvaluteremo pensando di essere forti, pensando di potercela fare da soli, pensando di poter fare tutto, di essere invulnerabili. Dicono che gli errori aiutano a imparare. Dicono che cadere insegna a rialzarsi, che quello che non ti uccide ti rafforza. Nessuno muore mai completamente, una parte di noi resta. E noi continueremo a vivere in quella parte di noi. A interpretare quella parte che ci è stata assegnata e dalla quale non ci separeremo mai. Rappresenteremo gli uni per gli altri tutti i peccati che non abbiamo mai avuto il coraggio di commettere, arrivando alla conclusione che nessuno ci ha mai fatto soffrire, è sempre stata la nostra mente. Scopriremo che ci sono sempre ragioni giuste per fare cose sbagliate. Scopriremo che in realtà noi non siamo nulla di speciale, che presto saremo dimenticati, che non ci dedicheranno monumenti, ma che se abbiamo amato qualcuno con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra anima dobbiamo considerarlo un dono. Capiremo che non troveremo mai gli arcobaleni guardando in basso, che le persone importanti sono quelle che sono lì per noi sempre, che più proveremo a dimenticare qualcosa più continueremo a pensarci inconsciamente. Capiremo che le persone tornano mille volte quando bastava restare una volta sola. Capiremo che se la gente ferisce è perché sei migliore e lo capisce bene. Impareremo a ricordare i momenti migliori, a celare al mondo le nostre debolezze, la nostra vulnerabilità. Ci chiederemo se la persona che amiamo ci mentirebbe mai o se ci direbbe la verità anche a costo di essere odiata e di ferirci. Ci chiederemo cosa faremmo noi al suo posto. Cresceremo, per scoprire che essere bambini è la cosa più bella che ci sia. Impareremo la vita, come tutti. E andrà tutto bene.

lunedì 3 settembre 2012

Vorrei

Vorrei tornare all'inizio dell'estate, quando ci conoscevamo solo di vista, vorrei tornare a tutti quei giorni in cui mi hai chiesto di  venire ai tuoi falò e io non sono venuta. Vorrei tornare all'unica volta che siamo usciti insieme, a quelle passeggiate sugli scogli, a quando mi sono fatta male e mi hai portato a casa in braccio. Vorrei tornare alla festa di festa di ferragosto, quando siamo stati insieme fino a quando non sei andato via. Vorrei tornare alla festa di fine estate in piscina, a quando abbiamo ballato in acqua insieme per ore. Vorrei tornare alla fine dell'estate, per organizzare il falò finale che non abbiamo mai fatto. Vorrei tornare a quando me ne sono andata. A quando ho preferito andarmene così, senza troppe parole, senza neanche salutarti, lasciando solo il Sole che si immerge nel mare e che risorge la mattina dopo sempre più pallido, settembrino, a sottolineare l'estate che se ne va. Come se il calendario non bastasse. A quando ho preferito andare via senza nemmeno salutarti, lasciando tra noi solo le promesse, le promesse che mi hai fatto di venire a trovarmi a Roma, di chiamarmi spesso e di non considerare la differenza d'età fra di noi perché mi consideri già grande. Quelle promesse estive che non manterremo. Vorrei tornare a quella sera in spiaggia, quando avrei potuto baciarti ma non l'ho fatto. Cosa mi rimane di te oltre i ricordi? Le nostre foto le hai tenute tu. Ho solo il tuo numero di telefono, quello che ho usato per chiederti scusa di essermene andata così, senza parole, quando mi hai risposto che saresti venuto a Roma. Verrai? L'estate è finita.

lunedì 27 agosto 2012

OGGI.



Oggi. Oggi. Oggi. Oggi. Domani rispetto a ieri. Ieri rispetto a domani. Oggi ho pubblicato tutto quello che ho scritto durante le vacanze. Oggi manca un giorno in meno all'inizio del liceo. Oggi per quello che ne so potrebbe essere il giorno più bello della mia vita, come potrebbe essere l'ultimo, o li più brutto. Oggi è l'ultimo giorno che di quelli passati e il primo di quelli futuri. Oggi è effimero come gli attimi che passano e di cui nessuno tiene conto. Nessuno tiene conto del fatto che qualcuno potrebbe aver sofferto, lottato, per quegli attimi. Attimi che se ne vanno. Fatti di lacrime, di sorrisi, di tentativi falliti, di musica di cui non resterà che un vago ricordo nelle pagine della nostra memoria.

21-08-2012 Folgorazione.


Il Sole tramonta, tramonta in un mare blu cobalto. Tramonta in un mare di lacrime che potrebbero essere mie, come potrebbero non esserlo. Tramonta per sorgere domani. Perché qualunque cosa accada il Sole sorgerà domani, che noi lo vogliamo o no. Siamo noi gli unici artefici del nostro destino. Il resto non conta. Non ha senso. Non c’entra nulla. E va bene così. Non è che lo specchio della mia anima. L’anima di una persona le cui pagine non hanno necessariamente un senso logico, quella di una persona a cui va bene che sia così. Una folgorazione. Scrivere per me è una folgorazione. Nulla più. Non importa il senso. È per me stessa che scrivo. Se anche qualcuno dovesse leggere ciò che sto scrivendo ora senza capire nulla non mi importerebbe. Andrebbe bene. Io sono così. Non mi sembra di dovere spiegazioni a nessuno. La piscina che si vede dal mio terrazzo è illuminata da una luce azzurra. Azzurra come il cielo terso d’estate. L’estate che ormai sta finendo. Perché l’estate vera finisce il primo Settembre. L’estate che se ne va. La stagione dei sogni che va via. Senza aver mantenuto le promesse che ci aveva fatto. Se ne va lasciando solo l’amaro in bocca. E noi qui. Inermi di fronte allo scorrere inesorabile del tempo.

12-08-2012 Allegria di naufragi- Giuseppe Ungaretti.


E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.

Questa è una fra le poesie che più mi hanno impressionato, colpito. Una di quelle che, al pari delle frasi analizzate precedentemente ha lasciato un segno indelebile dentro di me.
Penso che questa sia una di quelle poesie che racchiudono in sé delle massime che consentono, se non di capire il senso della vita, di avere una visione più chiara su di essa. Essa vuole fondamentalmente comunicare che le persone forti riescono a rialzarsi anche dopo brusche cadute, perché riescono a trovare dentro di sé la forza di andare avanti, di sperare in un futuro migliore, e di rimboccarsi le maniche e impegnarsi affinché quel futuro sia più vicino possibile. L’immagine del lupo di mare è infatti proprio quella della persona dal carattere forte, che nella vita ne ha passate tante, che intende raggiungere il proprio scopo indipendentemente dagli ostacoli che incontra sulla propria strada, anzi, usando come sprone gli ostacoli stessi. Forse dentro ognuno di noi c’è un lupo di mare che ci spinge ad andare avanti anche quando tutto sembra perduto.

04-08-2012 Il mio compleanno.


Oggi è il mio compleanno. Forse per la prima volta nella mia vita non aspettavo questa data con l’impazienza che mi ha caratterizzato negli ultimi anni. In me c’era solo un senso di attesa crescente, nulla di più. Anzi, forse per la prima volta ho cercato di vivere appieno i giorni che mi separavano da questa data, pregustandone il sapore. Come se pregustare quelle sensazioni potesse essere più intenso che viverle. Come se il vero piacere stesse nell’attesa che precede un evento, più che nell’evento stesso. O almeno questo è ciò che ho provato io in attesa del mio compleanno. Come aspettando il risultato di un esame importante, quando ci si chiede come sia andato e nel frattempo si immaginano i possibili sviluppi di una buona riuscita, ma altrettanto quelli di un fallimento, e si inizia a pregustare il senso di soddisfazione, compiacimento, ma anche quello di delusione, così che nel momento in cui arrivano i risultati, quelli veri, ci si sente vuoti, come se quello a cui avevamo tanto pensato fosse passato così velocemente e noi ci fossimo stati talmente dentro da non rendercene neanche conto.

27-07-2012 Vivere senza tentare


significa rimanere con il dubbio che ce l’avresti fatta [Jim Morrison]. Questa è un’altra delle mie frasi preferite, di quelle che mi hanno colpito e a cui penso spesso. Forse perché è di Jim Morrison. È una di quelle frasi che quasi tutti hanno messo almeno una volta come stato su Facebook. Io no. Forse proprio perché mi piace così tanto, proclamarla pubblicamente mi sembra un torto nei confronti delle parole contenute all’interno di essa. Un po’ come se queste avessero bisogno di essere contemplate nel silenzio e nella pace che esistono dentro di noi, piuttosto che nel fragore del mondo esterno, per essere comprese appieno nel loro significato. È quindi giusto seguire i propri sogni e tentare di realizzarli ad ogni costo, o è meglio non tentare affatto per paura di rimanere delusi nelle nostre speranze? Non è forse meglio tentare di realizzare i propri sogni che scegliere da subito un’altra strada rimuginando poi su cosa sarebbe potuto accadere tentando? Certo è che questi sono discorsi che lasciano un po’ il tempo che trovano, in quanto il mondo di oggi è troppe volte costretto in rigidi schemi che non lasciano alcuno spazio alle aspirazioni e ai sogni di ognuno. In fatti, quanti sarebbero disposti a voltare le spalle alla società e alle loro stesse famiglie per un’ideale, senza aver paura di essere etichettati come scomodi o ribelli? Sinceramente se questa scelta toccasse a me non so cosa farei. Voi? 

20-07-2012 Le vere cose giuste


sono quelle che fai nel momento in cui sei libero di fare quelle sbagliate. Ho letto questa frase in un libro, parecchio tempo fa. Come mi succede spesso con  frasi o spezzoni di discorsi che mi restano particolarmente impressi, ci ho rimuginato sopra tutta la mattina, un po’ come mi era successo una settimana fa con quella frase saltata fuori per caso in una mattina profumata di caffè con panna. Non so nemmeno perché ho pensato a questa frase, in questa torrida giornata di luglio, di quelle che ti fanno passare l’appetito e ti mettono una gran voglia di granita al limone. Proprio ora sto osservando il mio mouse pad regalatomi da una mia amica che è stata in Svezia, che raffigura un paesaggio innevato e sto ardentemente desiderando di essere lì, tra i bambini che giocano a palle di neve e quelli che pattinano sul ghiaccio. Ora però sto divagando. Ho pensato quindi a questa frase per tutta la mattina e dentro di me non sapevo se essere d’accordo o meno con quanto espresso. Da una parte penso che una buona azione debba essere considerata tale anche se compiuta in funzione delle circostanze, dall’altra è sicuramente più difficile compiere una buona azione nel momento in cui ci si ritrova a dover compiere una scelta e quindi la frase in un certo senso può essere considerata valida. Pensandoci ancora mi è poi venuto in mente che c’è sempre, per quanto radicale essa sia, un’altra scelta, quindi chi fa del bene lo fa sempre per scelta personale, consapevolmente o meno. Ovviamente chi lo fa in modo consapevole compie una scelta sicuramente più difficile, quindi credo che questa frase possa essere considerata valida, ma ovviamente sarei molto felice di confrontare le mie opinioni con le vostre, quindi forse per la prima volta vi rivolgo una domanda diretta: cosa ne pensate???

12-07-12 Non dimenticare mai di sognare


perché i sogni fanno di un uomo chi è. È una frase a cui sono molto legata, me l’ha detta qualche anno fa una persona a cui sono molto legata, parecchio più grande di me. Stamattina mi sono svegliata con questa frase che mi risuonava nella mente, come se in questo momento fosse importante, come se dovessi sforzarmi di cogliere ora il senso di queste parole a cui ho sempre riconosciuto un’inconfutabile bellezza, ma che mi sono sempre limitata a contemplare per quello che erano, senza cercare di comprenderne il significato.
Se ci penso mi sembra un concetto al contempo profondo e molto bello quello di diventare che si è. Come se ognuno di noi avesse all’interno di sé una parte di ciò che diventerà un giorno e potesse realizzarlo solo attraverso i sogni. Perché infondo ciò che ci rende diversi l’uno dall’altro sono le nostre passioni, le nostre aspettative, i nostri sogni, e l’importante non è tanto sapere chi eravamo, chi siamo stati, quanto chi siamo e dove vogliamo andare.
È secondo me molto poetico pensare che un uomo possa diventare qualcuno di concreto solo sognando, dando quindi importanza a quanto di astratto c’è in noi.
Personalmente so chi ero, ma non sono sicura di sapere chi sono e dove voglio andare, so quindi tutto tranne ciò che mi serve.

09-07-2012 Quelle persone speciali.


Ci sono persone capaci di influenzare la nostra vita con un solo gesto, con una sola parola. Pendiamo dalle loro labbra come bambini che aspettano che venga loro raccontato il finale di una storia, come se da loro dipendesse la nostra stessa sopravvivenza, un loro gesto, un loro sorriso per quanto impercettibile può influenzare la nostra giornata, un loro complimento può mandarci in paradiso. Credo che ognuno di noi abbia incontrato qualcuno così nella sua vita. E non si tratta per forza di qualcuno che ci piace, magari è anche una persona della nostra famiglia, o il nostro migliore amico/a, ma in ogni caso si tratta di persone di cui, per un qualche perverso motivo, cerchiamo l’approvazione. Sono persone di fronte alle quali ci sentiamo inadeguati, persone capaci di farci tornare in mente qualunque nostro difetto, per quanto impercettibile sia, e di farcelo apparire enorme.
Persone a cui vogliamo piacere per forza anche se sappiamo benissimo che a loro non piaceremo mai.
Ognuno di noi ha incontrato almeno una volta nella sua vita una persona così ed è altrettanto certo che ognuno di noi abbia fatto questo effetto a qualcuno.
Personalmente mi è capitato di incontrare persone del genere, ma non ho mai dato molto peso al fatto che mi trovassi in soggezione di fronte a loro. Solo ora, riflettendoci su, sono arrivata alla conclusione che tutti hanno incontrato o incontreranno qualcuno così, perché è nella natura stessa dell’uomo rapportarsi e cercare l’approvazione di chi gli sta intorno. Forse.

29-06-2012 Arrivo al mare.


Questa mattina siamo arrivati al mare, in un paesino in cui vado da quando ero piccolissima e in cui passerò tutto luglio e tutto agosto e dove quindi festeggerò il mio compleanno. Sono contenta? In parte. Da una parte mi fa piacere essere in vacanza in un posto dove il mare è bellissimo e la natura incontaminata, dall’altra mi mancano le mie amiche che sono rimaste a Roma e credo che qui di sera ci si annoi non poco. Non che io non abbia degli amici qui, è solo che la persona con cui esco di più è una di quelle che non ha voglia di fare amicizia con altre persone, che pure vede da quando era molto piccola, per nessuna ragione al mondo… ecco quindi perché rimaniamo sempre da sole, a meno che non venga un’altra nostra amica con cui le piace uscire perché si conoscono molto bene, vivendo entrambe a Salerno. Comunque spero davvero che questa sia un’estate di quelle da ricordare e di cui parlare a lungo… l’estate dei miei 14 anni.

La mia estate.


Ehilà! Come va? Negli ultimi due mesi non ho avuto modo di scrivere nulla perché sono stata in vacanza in un paesino circondato dal nulla dove ovviamente manca la connessione a internet…
In ogni caso ho scritto molto in quanto la mia è stata una vacanza di assoluto riposo in cui ho avuto modo di riflettere a lungo…
Ho quindi scritto alcuni post appositamente per metterli qui, con relativa data… ed ecco le mie vacanze. 

venerdì 15 giugno 2012

Silenzio.

Alcune volte capita di avere talmente tante cose da dire da non riuscire a dirle perché si ha come la sensazione che nessuno voglia ascoltarle, come quando, pur trovandosi in mezzo alla gente, ci si sente immensamente soli.
Jim Morrison diceva che la solitudine è sentire il vento e non poterlo raccontare a nessuno, e probabilmente è vero, è vero che la solitudine è sentire qualcosa che per te è importante e non poterlo raccontare a nessuno perché sai che a nessuno importerebbe nulla di quello che hai da dire.
Ecco a cosa servono in teoria gli amici, a non forti sentire solo. In teoria perché le persone cambiano e quelli di cui ti fidavi prima sono gli stessi a cui oggi non diresti nulla di ciò che ti importa davvero. Gli amici sono quelli con cui dovresti poter essere te stesso, invece spesso ti accorgi di comportarti in un certo modo non perché lo vuoi, ma perché indirettamente te lo impone qualcuno che si trova vicino a te, sia emotivamente che fisicamente. Non so se vi è mai capitato di uscire con qualcuno e fare qualcosa che in qual momento ti sembra la cosa più giusta da fare, anche qualcosa di stupido e apparentemente insignificante, come entrare in un negozio e comprare una maglietta, e poi di pensare a quello che hai fatto e renderti conto che se fossi stato solo non avresti mai fatto quella cosa, perché magari quella maglietta neanche ti piace. So che ciò può essere interpretato in molti modi, e so che sicuramente qualcuno potrà dire che non condivide ciò che ho scritto perché gli amici spesso aiutano a tirare fuori il  meglio di noi,  ma secondo me è anche vero che l'amicizia deve esistere perché la si vuole e non, ad esempio, perché si è amici da così tanto tempo che se improvvisamente non lo si fosse più chiunque si stupirebbe. In un certo senso mi sento anche in colpa a scrivere queste cose, perché penso che alla fine non sia neanche giusto classificare in questo modo un sentimento puro come l'amicizia, ma infondo è quello che penso. Ma allora perché il silenzio? Il silenzio è spesso l'unica soluzione a cui ricorrere quando sei solo o triste, senza parole, lasciando che siano gli altri a capire cosa hai da dire. Perché qualcosa da dire lo hanno tutti.

mercoledì 6 giugno 2012

Questa sono io...

Sono Qui.
Eccomi. Ho voluto scriverlo in grande perché è l'unico modo per manifestare in qualche modo la mia presenza. Eccomi. Sono io. Sono quella che magari incontri per strada e che ti sembra una persona normale, che non immagini mai possa avere tante cose da urlare quanta è la sua paura di farlo. Quella che sa cosa è, ma non chi è. Quella che sta cercando se stessa, cercando la sua strada dentro di sé e che ha bisogno di aiuto perché si sente sola nonostante abbia tutto. Sono quella a cui l'allenatore di pallavolo dice che non schiaccia perché ha paura, quella che ogni volta che glielo dice capisce che forse qualcuno ha capito qualcosa di lei. Io ho paura. Ho paura di stare bene perché dopo la gioia spesso viene il dolore, ho paura di credere in qualcosa perché potrei scoprire che era sbagliato, ho paura di sbagliare, ho paure di non piacere agli altri. Ho paura di non essere abbastanza brava a nascondere agli altri di avere paura. A scuola vado bene. Troppo bene. Tanto che i miei compagni mi chiamano secchiona anche se studio meno di molti di loro. L'unica cosa che mi rende felice, che mi fa sentire meno sola è scrivere. Scrivere pagina su pagine che poi finisco per strappare e buttare per paura che qualcuno le legga a possa capire di me più di quanto voglia, il che mi provoca spesso crisi di pianto. Ecco perché ho aperto questo blog, per trovare me stessa e per trovare la mia strada. Questa sono io.
Clarisse