martedì 16 ottobre 2012

Fa male,

ma fa male come quei dolori buoni, come quelli che poi ti faranno stare meglio. Come quando disinfetti una ferita con l'acqua ossigenata. Brucia, è vero, ma è un dolore utile. Uno di quei dolori senza i quali poi staresti anche peggio. Te ne andrai. Presto. E te ne vai proprio ora che avevo messo le cosa a posto, che avevo fatto pace con Chiara e tutto aveva ricominciato a girare nel modo giusto. Ma va bene, va bene così. Probabilmente è la cosa migliore per tutti, del resto le assenze si superano, no? Ci si abitua, diventano parte della nostra vita. Oggi non ci sei, domani neanche, tra dieci anni figuriamoci. Certe assenze. Non questa. Non la tua. E questa cosa è più grande di me. Le mie spalle sono ancora troppo fragili per sopportarla, ma va bene, va bene così. Avevi detto che mi amavi. Che mi amavi come un padre, e che mi avresti insegnato a vivere. Poi basta. Non ci saremmo più rivisti. Ora sono pronta, sono forte abbastanza per farcela da sola, o almeno tu pensi che lo sia. Te ne andrai ed è meglio così, perché se tu restassi farebbe ancora più male. E io supererò anche questa. A fare a meno delle persone si impara, ma una parte di me continuerà ad addormentarsi aspettando un tuo messaggio, ad assaporare quel bacio che non mi hai dato, a sperare nel tuo ritorno. Spero davvero che tu possa essere felice. Anche se tu mi ferisci ancora, Alberto. Come hai sempre fatto.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo leggendo e commentando i miei post. Sapere che le persone si interessano a ciò che scrivo è bello. Mi fa sentire meno sola.