mercoledì 5 dicembre 2012

-Eh si.

Vorrei piangere e affogare nelle mie lacrime, ma le mie lacrime non scendono, mi lasciano sola quando ne ho più bisogno.
Sono sola, davvero. Ultimamente stavo uscendo con Matteo, un mio compagno di classe. Ieri ha provato a baciarmi, ma io non ho voluto, sono andata via. Oggi mi ha accompagnato a casa, e avrei voluto baciarlo io, ma non l'ho fatto. Di ieri l'ho detto a una mia amica, che l'ha detto a Matteo. Lui mi ha detto che non voleva una storia seria con me, io gli ho mentito spudoratamente dicendogli che neanche io la volevo con lui. E ora non c'è nulla. Né tra noi né tanto meno dentro di me. Sono un guscio vuoto, sono sola. Triste e sola. Della mia amica non mi fido più. Come potrei? Matteo ormai è perso per sempre. Non voglio far altro che piangere. Non chiedo tanto, solo una pausa che mi consenta di stare lontana dal mondo per un po'.  Giusto per lasciare che il dolore scivoli via come acqua sulla pelle, per tornare quando tornerò qui.

sabato 17 novembre 2012

Una giornata da dimenticare.

Autogestione, giorno 3. 
Un Sabato da dimenticare. Mi sento la persona più sola sulla faccia della Terra. Non vedo Luca da dieci giorni e la sua assenza inizia a farsi sentire, mi manca la mia medicina contro la tristezza. Non so perché ma so che se lui fosse qui ora starei meglio. Oggi in autobus, tornando a casa, ho seriamente pensato di scappare, di andarmene vi anche solo per un'ora, di prendere un autobus a caso e perdermi nella bellezza di Roma. Perché no, a casa non volevo tornare. Non volevo tornare nel tempio della finzione che è diventata casa mia. O forse lo è sempre stato e non me ne sono mai accorta. A casa mia la finzione è quotidiana. Tutti fingiamo che vada tutto bene, parlare dei propri problemi porta solo ad essere ignorati. Potrei essere in piena crisi di pianto e tutti continuerebbero a chiedermi come va la scuola o se ci sono manifestazioni previste per la legge Aprea. Dei problemi sociali o che comunque riguardano la collettività parliamo spesso, ma i problemi personali sono un tabù. Ed è per questo che volevo scappare. Per non dover fingere che vada tutto bene anche se mi sento come se mi fosse passato sopra un treno. E quel maledetto "non disponibile a chattare" su Facebook fa così male. Oggi una ragazza mi ha detto che quando sta con me non riesce ad essere triste. Da un po' noto che le persone amano raccontarmi ogni dettaglio infinitesimale della loro vita e chiedermi consigli su tutto, anche se le conosco da dieci minuti, mentre io riesco a sfogarmi solo sul blog. Strano come sembra che io possa aiutare tutti tranne me stessa.

lunedì 5 novembre 2012

LUCA.

Luca lo conosco da quando sono nata, e non lo vedevo forse da altrettanto tempo. Luca è quello con la faccia da bambino che riusciva sempre a farmi ridere quando ero triste. Luca l'ho perso di vista tre anni fa, poi l'ho incontrato di nuovo. Per caso, sull'autobus. Adesso è diventato bellissimo, ma è sempre il ragazzo dolce che conoscevo. Ora Luca è quello che quando piove mi accompagna a casa. E quando saliamo le scale completamente zuppi insiste per asciugarmi i capelli perché da sola dice che non lo so fare. Luca è quello che  mi strappa un sorriso anche quando avrei voglia solamente di lasciare che il mondo mi travolga, quando sono stanca, disillusa, ho voglia di piangere, lui c'è. Dico che sto bene da sola, ma poi a casa mia arriva questo matto con un gelato gigante e tanto cibo e allora i problemi sono semplici da chiudere fuori dalla porta della mia stanza. Poi tornano, appena Luca va via mi investono di nuovo, ma fanno meno male. Lui è la mia medicina. Sono stanca di chi mi prende e mi usa senza guardarmi in faccia, e lui c'è. Luca me lo ricordo bambino, quello che il primo giorno d'asilo è venuto a giocare con me pur non conoscendomi. E poi me lo ricordo su quell'autobus, quando mi ha salutato e abbracciato e abbiamo riso insieme. Mi ricordo quando mi ha detto che gli ero mancata. Io non ne ho sentito la mancanza finché non è tornato così, per caso, finché non ho capito che con lui avrei riso di più e pianto molto meno. Ed è strano ma ora non ne potrei fare a meno, ogni volta che vibra il cellulare dentro di me spero sia lui, mi sono scoperta a cercarlo nei sogni, sono sul punto di chiamarlo tutte le sere. Sono innamorata di lui e forse lo amo. Non so se voglio solo possederlo, se infondo non mi importa come sta, se è felice, forse è solo un'ossessione biochimica, di quelle che poi passano. Oppure lo amo. Forse mi importa davvero di lui, è già la mia medicina, sta diventando la mia droga.

martedì 23 ottobre 2012

Scusami

Scusami per quando non c'ero, e per quando c'ero troppo. Scusami per quando non ho capito, non ho previsto, non ho rimediato ai miei errori e ai tuoi. Scusami se non ho avuto forza per resistere, fregarmene di tutto e di tutti, sorridere e andare avanti. Scusami per quando non ho resistito e ti ho chiamato, anche se mi ero ripromessa di non farlo. Scusami per tutte le volte in cui tu eri lì per me e non l'ho capito, e anche per tutte le volte in cui non c'ero io. Scusami perché non voglio perderti. Scusami se ho paura del silenzio, se ti ho ferito, lasciato solo, se non ti ho capito. Scusami per aver capito quanto importante tu sia per me solo ora che viviamo in due città diverse, solo ora che è tutto più difficile. Scusami se nonostante tutto ti amo. Io ti amo ancora Alberto. E grazie. Grazie per avermi insegnato a vivere, grazie anche per avermi insegnato a piangere, a capire il valore di chi lotta per qualcosa in cui crede. Grazie per avermi fatto capire che essere fragile non è per forza un difetto. Grazie per avermi insegnato che la forza non si costruisce sulle lacrime, per avermi fatto capire che non potrò essere protetta per sempre, che le persone sono false, calcolatrici e stronze. Grazie per avermi insegnato che posso cavarmela da sola. Grazie per esserci sempre stato, anche a 300 km di distanza, grazie per aver sempre preso quella fottuta autostrada per me. Grazie per essere sempre stato una persona vera, l'unica con cui non ho mai avuto paura di piangere. Grazie perché pur sapendo che ti dovevo tutto, non me l'hai mai fatto pesare. Grazie per avermi insegnato a dire grazie e a chiedere scusa. 

martedì 16 ottobre 2012

Fa male,

ma fa male come quei dolori buoni, come quelli che poi ti faranno stare meglio. Come quando disinfetti una ferita con l'acqua ossigenata. Brucia, è vero, ma è un dolore utile. Uno di quei dolori senza i quali poi staresti anche peggio. Te ne andrai. Presto. E te ne vai proprio ora che avevo messo le cosa a posto, che avevo fatto pace con Chiara e tutto aveva ricominciato a girare nel modo giusto. Ma va bene, va bene così. Probabilmente è la cosa migliore per tutti, del resto le assenze si superano, no? Ci si abitua, diventano parte della nostra vita. Oggi non ci sei, domani neanche, tra dieci anni figuriamoci. Certe assenze. Non questa. Non la tua. E questa cosa è più grande di me. Le mie spalle sono ancora troppo fragili per sopportarla, ma va bene, va bene così. Avevi detto che mi amavi. Che mi amavi come un padre, e che mi avresti insegnato a vivere. Poi basta. Non ci saremmo più rivisti. Ora sono pronta, sono forte abbastanza per farcela da sola, o almeno tu pensi che lo sia. Te ne andrai ed è meglio così, perché se tu restassi farebbe ancora più male. E io supererò anche questa. A fare a meno delle persone si impara, ma una parte di me continuerà ad addormentarsi aspettando un tuo messaggio, ad assaporare quel bacio che non mi hai dato, a sperare nel tuo ritorno. Spero davvero che tu possa essere felice. Anche se tu mi ferisci ancora, Alberto. Come hai sempre fatto.

martedì 9 ottobre 2012

Ho fatto una cazzata e non so perchè l'ho fatta.

Ho mandato tutto a puttane. E ora sono qui a piangere e a pensare a quanto io possa essere orribile. Ho rovinato tutto con il ragazzo che mi piace. Ho abbracciato quello che piace alla mia migliore amica. Lei la conosco da poco, ma la adoro. Non sono mai stata così sincera con nessuno, lei sa tutto di me. E io o rovinato tutto. E ora sono nella mia stanza, che piango e mi costringo a pensare a cosa ho fatto. Per favore aiutatemi, è un peso troppo grande da sopportare, io non ce la faccio. Io mollo. Questa cosa mi uccide dentro, come un vuoto che si espande fino ad assorbirmi del tutto. Non mi sono mai sentita così sola ed è tutta colpa mia. Chia, se per caso tu dovessi capitare qui sappi che mi dispiace. Sei la cosa migliore che mi sia successa. Ti adoro, e sono stata così stupida. Io non ti farei mai del male volontariamente, giuro. Scusa amore, scusa davvero. 

lunedì 8 ottobre 2012

Parole al vento.

E le parole si mischiano alle lacrime, quando penso a quello che vorrei ma non posso avere.